Autoref. vs Refrazione soggettiva in soggetti con cheratocono

Lo scopo di questo studio è confrontare le prestazioni visive utilizzando l’autorefrattometria e le valutazioni della refrazione soggettiva in pazienti con cheratocono e indagare se le misurazioni dell’autorefrazione portano a prestazioni visive non ottimali.

Metodi: L’acuità visiva a distanza corretta (CDVA) è stata misurata in 90 occhi di 61 pazienti con cheratocono sia con autorefrattometro che con rifrazione manifesta, in ordine casuale. La cheratometria massima (Kmax), la posizione del cono e l’aberrazione del fronte d’onda sono state determinate con la tomografia Scheimpflug. La differenza tra gli esiti di autorefrazione e refrazione soggettiva è stata convertita in vettori ed è stata eseguita un’analisi multivariabile per identificare le potenziali cause alla base di questa differenza.

Risultati: Un CDVA significativamente migliore è stato ottenuto con refrazione soggettiva (0,06 vs 0,29 logMAR [20/23 vs 20/38 Snellen], P <0,001). Dopo l’analisi del vettore, è stata trovata una differenza media di 4,83 diottrie tra autorefrattometria e refrazione soggettiva. L’aumento del Kmax è stato fortemente e significativamente associato a una migliore prestazione visiva della rifrazione manifesta rispetto all’autorefrazione (B = 0,496, P = 0,002).

Conclusioni: questo studio ha dimostrato che si ottiene un CDVA superiore con la refrazione soggettiva rispetto all’autorefrazione nei pazienti con cheratocono. Inoltre, la differenza tra i due metodi di refrazione aumenta con l’inclinazione della cornea. Secondo questo studio, l’autorefrattometria è inaffidabile nei pazienti con cheratocono e dovrebbe essere evitata. [J Refract Surg. 2018; 34 (1): 30-34.].

Fonte: Pubmed
Titolo: Autorefraction Versus Manifest Refraction in Patients With Keratoconus

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